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Inni cristiani d'occidente
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Materiale linguistico moderno

Inni cristiani d'occidente : l'innario della Liturgia horarum iuxta Ritum Romanum, editio typica altera / a cura di Federico Giuntoli

Torino : Einaudi, 2023

Abstract: Questo «Millennio» rappresenta la prima edizione integralmente tradotta dal latino, annotata e con apparati filologici, di un’ampia selezione dell’innografia cristiana d’Occidente costituitasi a partire dal IV secolo e proseguita poi in età moderna fino ai nostri giorni. Si tratta dei testi entrati nella Liturgia horarum iuxta Ritum Romanum, cioè nel corpus approvato e utilizzato nella liturgia delle Ore dalla Chiesa cattolica di rito romano. A parte Ilario di Poitiers, della cui produzione sono stati tramandati solo sparuti inni frammentari, il più antico innografo è sant’Ambrogio, vescovo di Milano, operante negli ultimi decenni del IV secolo. I suoi testi poetici e quelli dei primi secoli dell’innografia cristiana sono preghiere in metrica latina, ma con caratteristiche già volte a ritmi di indole più popolare. Gli inni cristiani d’Occidente coniugano forme della poesia latina classica con i temi e i contenuti più cari al Cristianesimo. Per questa mescolanza di sacro e profano non hanno avuto vita facile in alcuni periodi, soprattutto nell’alto Medioevo, avversati talvolta dagli ordini monastici più rigidi e anche dalle autorità ecclesiastiche, che in certe fasi storiche ritenevano solo la parola di Dio, dunque solo Antico e Nuovo Testamento insieme, degna di essere pronunciata o cantata nella liturgia. Ciò nonostante, la tradizione innografica si è via via consolidata, anche per la sua grande forza di coinvolgimento dei fedeli. Ed è interessante vedere come gli inni cambino il loro aspetto letterario nel corso dei secoli. Per esempio nel Rinascimento, a parte il ricorso a forme metriche più eleganti e ricercate, entrano in gioco addirittura personaggi della mitologia classica accanto alle figure della religione cristiana. Dunque la stratificazione del corpus innografico è arrivata a contenere tutti gli aspetti della spiritualità e della devozione cristiane assunti nel trascorrere dei secoli, nelle forme che la sensibilità culturale dei vari periodi storici ha richiesto. Nel XVII secolo gli inni vengono ordinati e attentamente revisionati da una commissione istituita da papa Urbano VIII. Questa fase di assestamento è anche il momento in cui avvengono gli ultimi ingressi di rilievo nel corpus, che comunque ha continuato, seppur più sporadicamente, ad arricchirsi fino al Concilio Vaticano II. Il volume è curato da Federico Giuntoli, che già è stato fra i curatori della “Bibbia” nei «Millenni» (ora anche in edizione economica). Oltre al delicato lavoro di traduzione, ha cercato di attribuire ogni inno al suo autore e di descrivere i processi editoriali delle singole tradizioni testuali. Completano il volume una serie di indici e un ricco apparato iconografico: ogni inno viene infatti illustrato con gli incipit delle sue notazioni gregoriane originali, e undici tavole fuori testo riproducono pagine di innari e antifonari da manoscritti medievali.

Della republica ecclesiastica
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Materiale linguistico moderno

Giannotti, Donato <1492-1573>

Della republica ecclesiastica / Donato Giannotti ; a cura di William J. Connell

Torino : Einaudi, 2023

Abstract: Donato Giannotti nacque a Firenze nel 1492, pochi mesi dopo la morte di Lorenzo il Magnifico. Benché molto piú giovane, conobbe Machiavelli e ne fu amico. Fu segretario della Repubblica di Firenze tra il 1527 e il 1530, prima del ritorno degli odiati Medici. Dopodiché emigrò esule in Veneto e poi a Roma, dove morì nel 1572. Scrisse tre volumi sulla corretta istituzione di un governo repubblicano: Della Republica Fiorentina (1538), il dialogo Della Republica de' Vinitiani (1540), che ebbe molto successo, concludendo la trilogia con la trattazione Della Republica Ecclesiastica (1541), scritta su richiesta del cardinale Niccolò Ridolfi, suo protettore, e letta solo da pochi amici fidati per timore delle autorità ecclesiastiche. Una copia manoscritta di quest'opera è stata ritrovata recentemente e viene qui pubblicata per la prima volta. Dunque il volume è un inedito assoluto. L'importanza di questo testo consiste già nel fatto di essere la prima storia della Chiesa scritta da un laico. Ma, oltre a questo, sono i contenuti dell'ultimo capitolo a sorprendere e a far sì che il libro sia destinato a diventare un fondamentale oggetto di studio per gli storici. Lì infatti Giannotti, all'alba del Concilio di Trento, enuncia la sua proposta politica: e cioè spostare l'autorità politica della Chiesa dal papa al Collegio dei cardinali, sulla falsariga del rapporto fra doge e Senato nella Repubblica di Venezia.

La consolazione di filosofia
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Boethius, Anicius Manlius Torquatus Severinus

La consolazione di filosofia / Severino Boezio ; a cura di Maria Bettetini ; traduzione di Barbara Chitussi ; note di Giovanni Catapano

Torino : Einaudi, 2023

De rerum natura
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Lucretius Carus, Titus

De rerum natura / Lucrezio ; a cura di Alessandro Schiesaro ; traduzione di Renata Raccanelli ; note di Carlo Santini

Torino : Einaudi, 2023

Rimedi contro l'amore (Remedia amoris)
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Materiale linguistico moderno

Ovidius Naso, Publius

Rimedi contro l'amore (Remedia amoris) / Ovidio ; a cura di Victoria Rimell ; traduzione di Guido Paduano

[Milano] : Fondazione Lorenzo Valla : Mondadori, 2022

Abstract: Amore legge il titolo del nuovo libro di Ovidio, Rimedi contro l'amore, e subito protesta: «Vedo che mi si muove guerra», dice. Ma l'autore replica con fermezza: no, non puoi accusare me, che sono il tuo poeta, che «tante volte ho portato le insegne sotto il tuo comando». Io, sostiene con lampeggiante allusione all'Iliade , non sono Diomede, «da cui fu ferita tua madre», Venere: «io ho amato sempre, / e se mi chiedi cosa faccio, anche ora amo». Si aprono così i Rimedi contro l'amore di uno che è il poeta dell'Arte di amare e degli Amori, e che l'amore ha cantato in tutti i modi, dall'epico all'elegiaco, dal tragico all'estatico. Anche quando dà consigli contro l'amore, Ovidio dice di Amore: come un Cherubino mozartiano avanti lettera, parla d'amor vegliando, parla d'amor sognando, parla all'acqua, all'ombra, ai monti, e se non ha chi l'oda, parla d'amor con sé. Ovidio aveva insegnato «con quale arte ci si può procurare / l'amore»: «la nuova Musa», proclama, «non disfa l'opera antica». «Imparate a guarire da chi vi ha insegnato ad amare», scrive: «una sola mano vi darà la ferita e il rimedio.» I Rimedi ribaltano infatti in più occasioni i consigli offerti dall'Arte di amare , mentre Ovidio si presenta come l'erede romano di scrittori ellenistici di poemi curativi quali Nicandro; ma è anche nella scia di Lucrezio, che nel libro IV del de rerum natura spiega come evitare i lacci d'amore, e di Cicerone, «che nel quarto libro delle Tusculanae tratta il desiderio come una malattia dell'anima». In realtà, non c'è verso, tra gli ottocento in cui si dipana il poemetto, che non possegga, oltre alla dimensione erotica, un accenno retorico o letterario – all'interno di una rete puramente ovidiana costituita dai Medicamina, dalle Metamorfosi e dalle Eroidi, ma anche verso l'esterno, per esempio con allusioni alle Elegie di Properzio. Il libello, spesso trascurato o sminuito dalla critica, si rivela invece capitale, e l'introduzione e il commento di Victoria Rimell, nonché la bella traduzione di Guido Paduano, gli rendono finalmente giustizia. Perché i Rimedi «costituiscono uno snodo fondamentale nello sviluppo dell'idea ovidiana che la poesia ha la capacità di influenzare e cambiare il mondo, simbolicamente e letteralmente».

De rerum natura di Lucrezio
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Lucretius Carus, Titus

De rerum natura di Lucrezio / [a cura di] Milo De Angelis

Milano : Mondadori, 2022

Abstract: Un grande classico - del pensiero, oltre che della letteratura - interpretato da uno dei maggiori poeti del nostro tempo: questo straordinario De rerum natura ci permette di tornare a Lucrezio con rinnovato sguardo. Milo De Angelis, lo racconta nell'Introduzione, ha portato a compimento la sua versione grazie a un sodalizio con l'autore coltivato assiduamente fin dalla giovinezza: una lunga fedeltà che gli ha permesso di rendere nella nostra lingua la potente complessità dell'esametro, in versi che ne ricreano fedelmente lo spirito e la tensione interna come non era finora mai avvenuto con tanta poetica adesione. Entriamo così in un percorso intellettuale che ci arriva da molto lontano nel tempo, ma che pure presenta, nel suo valore assoluto, elementi che si avvicinano a certi tratti della sensibilità, della stessa dimensione problematica dei nostri tempi. Troviamo nel poema di Lucrezio un pervasivo senso del nulla, insieme, peraltro, al senso stesso dell'infinito, in versi spesso di intonazione drammatica. L'autore afferma e ripete che «tutta la nostra vita si affanna nell'oscurità», che siamo come «bambini che tremano in mezzo alle tenebre cieche». Come scrive De Angelis, domina, in toni concitati, allucinati, una forma di pathos esistenziale, con «la capacità di addentrarsi nei chiaroscuri dell'anima, di esplorare le zone più buie, inospitali, disabitate, vertiginose dell'esperienza umana» e con una «forza introspettiva vicina alla letteratura del nostro tempo». Ma non solo. Il grido di dolore di Lucrezio di fronte alla vanità del tutto e la sua sistematica razionale decostruzione delle idées reçues si stemperano qua e là in quadri di dolente e partecipe dolcezza: la giovenca che disperata cerca il vitello che le è stato sottratto per essere sacrificato agli dei è una delle immagini indimenticabili del poema. Lucrezio ci arriva dunque nei suoi passaggi spesso visionari, nei suoi interrogativi spesso aperti, con la formidabile attualità senza tempo di un vertice della meditazione poetica.

Cardiomorphoseos, o Emblemi sacri tratti dal cuore
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Pona, Francesco

Cardiomorphoseos, o Emblemi sacri tratti dal cuore / Francesco Pona ; traduzione, note e prefazione di Ilaria Gallinaro

Torino : Aragno, 2022

Paralleli, ovvero Similitudini
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Erasmus, Desiderius

Paralleli, ovvero Similitudini / Erasmo da Rotterdam ; a cura di Carlo Carena

Torino : Einaudi, 2022

Abstract: Le Parabolae di Erasmo sono un'opera del 1514 costituita da 1369 frasi brevissime in cui vengono fatti dei paragoni tra attività della vita quotidiana e comportamenti dell'uomo dal punto di vista morale. Nel commento si evidenzia per ogni aforisma la fonte (spesso Plutarco, ma anche Seneca, Plinio il Vecchio e altri) di volta in volta rielaborata più o meno liberamente da Erasmo. Il libro è fratello minore degli Adagia e risponde allo stesso gusto per i motti, per il pensiero breve, per la letteratura al servizio dell'etica. Tutto pervaso di cultura classica, non presenta soggetti e tematiche religiose. Fu un grande successo editoriale: ben otto edizioni successive ancora vivente l'autore, e poi riutilizzi di vario genere: come vademecum della saggezza degli antichi, i Paralleli diventeranno anche un manuale scolastico. Senza contare gli autori che in tutta Europa, per tutto il Cinquecento, hanno copiato lo schema e attinto a piene mani dal testo erasmiano. Lo propone in questa prima traduzione italiana Carlo Carena, che già di Erasmo ha tradotto l'Elogio della Follia e, per l'appunto, gli Adagia, e ha lungamente tradotto Plutarco. Dunque sa ben cogliere il passaggio di testimone fra i due. Accomunati da un tipo di riflessione morale che non è mai tetro moralismo ma anzi gusto per la vita. E sempre piacere della lingua, arguzia, sottile ironia.

Elegiae liber primus, 1
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Tibullus, Albius

Elegiae liber primus, 1 / Albius Tibullus ; introduzione, traduzione e note a cura di Giuseppe Della Vedova

[Tione di Trento] : Antolini, 2022

Le metamorfosi / Publio Ovidio Nasone ; traduzione e introduzione di Guido Paduano ; commento di Luigi Galasso ; apparato iconografico a cura di Luca Bianco. Vol. 2.
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Le metamorfosi / Publio Ovidio Nasone ; traduzione e introduzione di Guido Paduano ; commento di Luigi Galasso ; apparato iconografico a cura di Luca Bianco. Vol. 2. / Publio Ovidio Nasone - Torino : Einaudi, 2022

Le metamorfosi / Publio Ovidio Nasone ; traduzione e introduzione di Guido Paduano ; commento di Luigi Galasso ; apparato iconografico a cura di Luca Bianco. Vol. 1.
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Le metamorfosi / Publio Ovidio Nasone ; traduzione e introduzione di Guido Paduano ; commento di Luigi Galasso ; apparato iconografico a cura di Luca Bianco. Vol. 1. / Publio Ovidio Nasone

Fides quaerens actionem
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Rea, Francesco Salvatore

Fides quaerens actionem : la norma missionis come criterio ermeneutico dei rapporti tra teologia e diritto canonico / Francesco Salvatore Rea ; prefazione di Manuel Jesús Arroba Conde

Torino : Giappichelli, 2021

Abstract: Il tema dei rapporti tra Teologia e Diritto canonico può sembrare di scarso interesse nell’attualità, a differenza di quello che accadeva quando iniziarono ad affacciarsi nella canonistica – soprattutto quella coeva al Concilio Vaticano II – i primi meritevoli tentativi di proposta sistematica, dando luogo alle conosciute diversità di impostazioni tra gli autori ed alle loro corrispondenti scuole di pensiero. La riforma degli studi di diritto canonico promulgata dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica con il decreto Novo Codice inserì l’insegnamento della Teologia del Diritto canonico come materia obbligatoria, senza che questa significativa circostanza abbia favorito un vero progresso nel dialogo tra le diverse correnti, né abbia suscitato tra gli studiosi una sufficiente dedizione a questa specifica dimensione della scienza canonistica. Rappresenta un’eccezione l’orientamento promosso nella facoltà di diritto canonico dell’Institutum Utriusque Iuris della Pontificia Università Lateranense, dove, elevando alla categoria di cattedra la Teologia del Diritto canonico, è stato possibile avviare una ricca riflessione, sia da parte del docente titolare, sia anche da parte di un buon numero di professori (anche di materie relative ai vari settori del diritto positivo) e persino di studenti. Di detta riflessione sono buona manifestazione, oltre alle pubblicazioni dei singoli, le giornate canonistiche annuali, disegnate in una prospettiva di studio interdisciplinare, specialmente sull’asse dei rapporti tra teologia e diritto canonico, insieme all’altro asse imprescindibile dei rapporti tra diritto canonico e diritti secolari. [Dalla prefazione]

Fondamento romano dei diritti odierni
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Cardilli, Riccardo

Fondamento romano dei diritti odierni / Riccardo Cardilli

Torino : Giappichelli, 2021

Abstract: Il diritto romano è pilastro della storia e della cultura in Eurasia, in particolare in Europa, e quindi in America Latina. Inizio queste «Premesse» con il concetto fondamentale di «diritto romano vivente» del Venerabile Giorgio La Pira, professore di diritto romano, padre costituente e sindaco di Firenze […] Eppure ideologie che nella storia europea hanno agito negli ultimi secoli e ne hanno condizionato gli sviluppi, si sono orientate contro il diritto romano. Tra queste segnalo, in ordine storico, il marxismo (e poi anche il leninismo), il nazionalsocialismo e il normativismo. Le critiche, pur da prospettive anche molto diverse, si incontrano su un punto, un minimo comun denominatore: il sistema giuridico romano sarebbe portatore di valori sbagliati, in quanto strumento di conservazione di un modello di società in- giusta che si vorrebbe, invece, cambiare. […] Nelle pagine che seguono vorrei che queste tre critiche al diritto romano non vengano dimenticate, ma restino impresse nella memoria del lettore. Il mio intento è, infatti, quello di evidenziare come, in una prospettiva al contrario, il sistema giuridico romano non sia in realtà, né il demonio della conservazione e dell’immobilismo, né un totem di cui liberarsi, né un contenuto messianico di liberazione delle società moderne dai mali che le affliggono, ma sia, però – questo sì –, un poderoso strumento di critica al giuridico contemporaneo, che proprio nella raffinatezza dei percorsi concettuali e sistematici ereditati dal diritto romano, ha finito per annidare dietro il velo della forma e della purezza, alcuni forti nodi ideologici che stanno bloccando inesorabilmente la società attuale in uno spazio di diseguaglianze ed ingiustizie, finendo per escludere il diritto dagli strumenti di rinnovamento e miglioramento delle società attuali, a tutto favore di altri strumenti che si sono considerati e continuano a considerarsi trainanti, quali l’economia. Entra chiaramente in gioco anche la forte caratterizzazione statualista del giuridico contemporaneo, inidonea a gestire le dinamiche in atto oramai da più decenni, dirette ad erodere modelli economici territoriali chiusi a favore di una interazione economica sovranazionale, con irreversibili (sembrerebbe) conseguenze negative sul piano delle fiscalità nazionali e della distribuzione stessa della ricchezza nella società. Il diritto romano è, infatti, la grammatica profonda del diritto odierno. Se il primo viene studiato nel suo significato e comparato a quest’ultimo, ne finisce per svelare i condizionamenti ideologici e la natura politicamente orientata di molte delle scelte normative esistenti, presentate spesso con la falsa veste della coerenza delle soluzioni logico-formali. Ciò a mio avviso è la finalità primaria dell’affinamento e della maturazione di una capacità critica nelle nuove generazioni di studenti di giurisprudenza, che possa portare ad un loro contributo nella società futura attraverso l’individuazione di soluzioni giuridiche concretamente migliori, frutto di un’arte orientata alla costruzione di una società umana più giusta, in una tensione di miglioramento della stessa grazie al diritto. Cioè il diritto non come contenitore formale di regole valide, ma come contenuto sostan- ziale di regole di convivenza pacifica che si orientino verso l’obiettivo di una società più giusta. Il diritto in sostanza come arma civile e pacifica di lotta alle disuguaglianze e alle ingiustizie.

Medio Evo del diritto
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Calasso, Francesco

Medio Evo del diritto : le fonti / Francesco Calasso ; con una postfazione di Andrew Cecchinato

Milano : Adelphi, 2021

Abstract: «"Medio evo del diritto", come titolo di un'opera di storia, può forse saper di astrattezza e ha bisogno di essere giustificato: proprio sul terreno storico, dove le astrattezze non allignano. Non è facile. Medio evo - si dice - è soltanto un concetto della nostra mente, qualcosa dunque di relativo, e destinato a sparire quando le ragioni che lo generarono si saranno consumate nella nostra coscienza. E diritto - si dice anche - è una cosa che i giuristi cercano ancora di definire. Queste, le basi dell'astrattezza del titolo, se pur è da ammettere che un'astrattezza abbia basi. Tuttavia, se vogliamo esser sinceri, confessiamo pure che quelle astrattezze sono state per secoli gli spiragli attraverso i quali lo spirito umano è riuscito a intravedere qualcosa di concreto: altrimenti, non avremmo potuto nemmeno pensare quelle astrattezze. E a questi spiragli vorremmo che altri occhi si accostassero ancora e ficcasser lo viso: ma, perché essi non temano di veder delle nebbie, noi vogliamo dir subito, adoprando parole tutte dell'uso comune, che codesto qualcosa di concreto è semplicemente una storia del diritto, che ha come sua epoca il medio evo, come teatro d'azione l'Italia. Ma qui ci nasce l'obbligo di dar conto di ciascuna di queste affermazioni, e proprio per paura dell'uso comune che le ha consacrate, e spesso fraintese. Le ha fraintese in modo particolarmente grave di fronte al primo e fondamentale problema che quella storia pone, e cioè quello delle fonti del diritto. Da questo, perciò, sentiamo il bisogno di rifarci.» (Francesco Calasso).

Regola
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Benedictus <santo>

Regola / Benedetto da Norcia

Torino : Aragno, 2021

Abstract: Opera della vita, calcolata nell'eremo del sudore e dell'errore, scritta tra il 530 e il 550, la Regola si configura come scuola (dominici schola servitii) e milizia (dobbiamo disporre i cuori e i corpi nostri a militare sotto la santa obbedienza). La sua grandezza è nella sua statura di addestramento, di disciplina temporanea e terrena, essenziale per inutilità, pratica, semmai, per impartire i primordi della vita monastica. Il Vangelo spacca il sepolcro della Legge, fa accedere a una libertà vorticosa, che acceca. Benedetto disponeva di diversi modelli - soprattutto: Basilio, Agostino, le Istituzioni cenobitiche di Giovanni Cassiano, la cosiddetta Regula Magistri -, ma la semplicità, la potenza pervasiva e didascalica consentì alla sua Regola una vastissima diffusione in tutta Europa, fino a diventare il fondamento di diversi ordini monastici. La sua logica, condotta con il cilicio e con il cinismo, è ineffabile, feroce: bisognerebbe avvicinare la Regola al Tractatus di Ludwig Wittgenstein - che ha la stessa ambizione di creare accoliti, sotto la sindone del pudore - per capirne la piena potenza sapienziale. La Regola, registrata alla soprannaturale obbedienza, non dà norme all'anima: riassume la Storia in un giorno, i millenni nell'Ufficio divino, il mondo nei singoli, singolari gesti del monaco, ciascuno dei quali, inconsapevolmente, regge il creato. La Regola, in fondo, infonde una danza e un ritmo eterno nel delirio del divenire, impone un canto.

Monita
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Seneca, Lucius Annaeus <m. 37-ca.>

Monita / Seneca ; introduzione, traduzione e note di Lucio Coco

Torino : Nino Aragno Editore, 2021

Abstract: Questo libro ha il sapore di una assoluta novità in quanto per la prima volta vengono presentati e tradotti i Monita di Seneca che, stando alla testimonianza di Tacito negli Annali, forse conservano traccia di quegli ultimi insegnamenti pronunciati e dettati dal filosofo stoico ai suoi discepoli in punto di morte. Si tratta di un gruppo consistente di sentenze morali che è giunto fino a noi in maniera molto articolata e non senza interpolazioni che ne hanno modificato il nucleo originario. Quello che invece rimane fermo e invariato è l'orizzonte etico che queste sentenze dischiudono al lettore, portandolo a riflettere sul modo più giusto con cui affrontare e rispondere alle questioni e agli interrogativi morali che la vita pone all'uomo di ogni tempo, insegnamento questo di cui Seneca rimane maestro nei secoli.

Lettere e antiche testimonianze
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Eusebius : Vercellensis <santo>

Lettere e antiche testimonianze / Eusebio di Vercelli ; edizione critica con introduzione, traduzione, commento e indici a cura di Renato Uglione

Torino : Loescher, 2021

Iustiniani Augusti Digesta, seu Pandectae : testo e traduzione / direzione di Sandro Schipani ; con la collaborazione di Lelio Lantella. 5.2: 33-36
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Materiale linguistico moderno

Iustiniani Augusti Digesta, seu Pandectae : testo e traduzione / direzione di Sandro Schipani ; con la collaborazione di Lelio Lantella. 5.2: 33-36 / a cura di Aldo Petrucci e Antonio Saccoccio

Innovare cum iusta causa
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Puliatti, Salvatore

Innovare cum iusta causa : continuità e innovazione nelle riforme amministrative e giurisdizionali di Giustiniano / Salvatore Puliatti

Torino : Giappichelli, 2021

Abstract: Nella fase iniziale del suo regno, durante il periodo ultradecennale che va dal 528 al 539, ma, come lascia presumere l’esperienza di governo maturata anteriormente al 528, dopo avere acquisito conoscenza e avere approfondito le problematiche dello Stato durante la coreggenza con lo zio Giustino I, Giustiniano, sotto la spinta dei suoi principali collaboratori: il quaestor sacri palatii Triboniano per la parte giuridica e il praefectus praetorio per Orientem Giovanni di Cappadocia, il più qualificato sulla materia , per la parte amministrativa, ha dato vita a un vasto programma di riforme che, oltre a investire i più diversi aspetti dell’assetto sociale ed economico dell’Impero, ha toccato in profondità il campo del diritto, dal privato al pubblico. Specialmente in materia di diritto pubblico si è reso promotore di una vasta operazione di ingegneria costituzionale con l’apportare una serie tutt’altro che indifferente di modifiche alle istituzioni dello Stato sia centrali che periferiche . Scopo ne era o il rinnovamento totale ovvero la semplice rivitalizzazione delle istituzioni mediante l’eliminazione delle inefficienze e delle disfunzioni che le strutture dell’apparato amministrativo, a parere dell’imperatore, presentavano. Modello era costituito, come per il resto dei provvedimenti legislativi, dal sistema «classico», che Giustiniano intendeva restituire al tempo suo. [Dal primo capitolo]

Follia, processo e responsabilità nella Pro Sexto Roscio Amerino
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Greco, Giovanbattista

Follia, processo e responsabilità nella Pro Sexto Roscio Amerino / Giovanbattista Greco

Torino : Giappichelli, 2021

Abstract: Il volume intende fornire un contributo al dibattito sulle modalità con cui l’esperienza giuridica romana ebbe a relazionarsi con la malattia mentale. L’obiettivo è perseguito assumendo la peculiare prospettiva del processo criminale di età tardorepubblicana e, più in particolare, attraverso l’analisi dei riferimenti dedicati all’argomento in seno all’orazione ciceroniana Pro Sexto Roscio Amerino. Nel contesto considerato, l’uso di lemmi evocativi di infermità psichica risulta attestato tanto laddove si discute della credibilità delle accuse su cui la giuria è chiamata a pronunciarsi quanto in relazione alla sanzionabilità di condotte a tal punto devianti da apparire assolutamente irrazionali. Nell’uno e nell’altro caso, l’approccio al fenomeno si manifesta fortemente intriso di figure e concetti propri dell’etica stoica, di cui Cicerone si rese notoriamente assertore. Decisiva appare l’idea per cui gli stati passionali sono in grado di menomare le facoltà di pensiero dell’individuo, rendendolo indegno di affidamento ma non anche irresponsabile del proprio agire.